lunedì 30 marzo 2009

L'ANOMALO



Altre corde. Sono sei quelle della chitarra. Alex è caratterizzante. Oggi gli accordi che ha registrato la scorsa settimana rendono più sapidità. Strano. Ciò che prima sembrava restare in secondo piano adesso si assapora come l’ingrediente segreto, spezzato e speziato, senza il quale la ricetta sarebbe rimasta insipida. Ma non è l’unica anomalia generata dal suo pelettro. Il metal è morto, e per fortuna se i risultati suonano così. La timidezza è la sua forza. Una grinta non invasiva che sottolinea momenti, alzando il livello. Uno spessore costruito sulla discrezione. L’eccezione non si limita a confermare al regola, ma ne detta di nuove. La gravità è una forza. Ed è l’unione a farla. Niente succede per caso. Un sound è il prodotto di norme e devianze. L’eccezione è, dunque, genialità; non c’è dubbio, almeno adesso. Del resto ieri è lontano. E la bussola punta più in là. Si va oltre le convenzioni.

giovedì 26 marzo 2009

CORDE



Un numero? Il cinque, quello delle corde del basso. Un altro? L’uno dell’inimitabilità: Giovanni è insostituibile. Le sue linee sono il perno. Decise, energiche, funk, precise. Lo scheletro che ha disegnato regge tutta la baracca. E lui ride, balla, canta, osserva, incita. propone, collima, segue e abbraccia ognuno dei personaggi coinvolti con attenzione e cordialità. Se fosse un organo della creatura “Pop 2.0” sarebbe il cuore. Il suo sound pulsa. La sua energia alimenta ciò che scorre e sgorga. Il suo calore è vita, amore. Il cardiaco San Giovanni Bassista. Il solare siculo che porta il sole fino a qui giù, e ancora oltre. Irradia energia. E tutto cresce di intensità. La sua forza sta dentro, nel profondo. I problemi restano, magari. Ma sono questioni buttate nell’angolo, alle corde di sto ring. Si combatte. Più forti che mai.

mercoledì 25 marzo 2009

ADESSO



Ieri è lontano. Oggi è tutta un’altra musica. Le registrazioni mattutine stupiscono. Dopo qualche apertura e una serrata ideologica, le vocali trovano punti medi. “Quando la mano trema” non ha esitazioni. Funziona. C’è stupore nell’aria. I sorrisi illuminano lo studio. Le pacche sulle spalle diventano carezze, gesti fraterni di una famiglia riunita in prossimità di un capodanno ideale. Pizza e birra, come se fosse un sabato da tredicenni; del resto l’urgenza e l’entusiasmo sono quelli di un’eterna adolescenza. Poi, di nuovo nella cripta. Si registra a porte chiuse e a cuore aperto. È il momento di “She’s gone”. Trovare il mood e armonizzarsi al karma generato dal pezzo ricompone cose difficili da respirare. Si vira su “Al contrario”, perché senza lacrime l’atmosfera è secca. Necessita innaffiare il tutto. Ci vuole più sangue.

martedì 24 marzo 2009

E' LUI



E l’anima? Per toccare il punto più profondo di Pop 2.0 tocca scavare. Il fulcro è nel web. L’imperativo, però, è uscire dalla rete. Bio in questo è esemplare. Lui non è un ragazzo myspace. Certo, la band lo ha conosciuto lì. Gli ha commissionato un remix, e la cosa sembra aver portato fortuna ad entrambi. Subito dopo, infatti la sua DubGun Records ha vinto il contest virtuale sul sito di Radio Deejay, sbaragliando gli altri contendenti ed editando di diritto, quindi, la propria versione di “È troppo facile” sui i canali ufficiali in premio. I Popucià, dal canto loro, hanno dilatato attraverso la sua eco l’idea di partenza. Input e output. La presenza di Bio in studio è fondamentale. L’occhio esterno. L’orecchio attento. Il tatto sensibile. La voce tecnica. L’odore dell’amicizia. È arrivato a Roma in aereo, atterrando direttamente in studio. Non aveva mai visto la città, e adesso, a parte il Pigneto, la conosce solo attraverso la visuale di un finestrino. Ha sfondato lo schermo, uscendo dalla rete. Definirlo coinvolto è poco. Lui è la vera anima emergente da Pop 2.0. Non a caso “She’s gone” sarà la hit. Il connubio è troppo singolare. Il percorso è uno solo. La bussola è impazzita. Ed è meglio così.

lunedì 23 marzo 2009

DOPPIO REC



Ancora di più. Arriva altra gente in studio. Le tracce strumentali sono pronte. Basso, batteria, tastiere e chitarra sono già impresse nei trascorsi degli ultimi giorni. Adesso è tempo di parlare. C’è chi vuole il silenzio? Non se ha già sceso queste scale. E, a proposito, gli ingressi nel mondo di Pop 2.0 sono in costante aumento. Oggi anche Blind^ è dentro. E a questo punto i giornalisti sono due: uno scrive dall’inizio dell’avventura, l’altro ha appena pigiato il tasto rec della telecamera. L’itinerario è transmediale. Il viaggio diventa anche film. Le immagini descrivono una periferia diventata epicentro di sogni, di idee, di altri mondi, certo, ma estremamente reali. Domande e risposte. Scene di sobborghi urbani e di pensieri tangenziali. Interviste timide e sapide al contempo. C’è tensione. Dicotomia. La posta in gioco è alta. E nessuno molla la presa. Pensieri, opere, omissioni e perplessità. C’è già tanto dentro questo credo rock. Ma non basta. Le falangi premono tasti con su scritto rec. Il tempo reale pigia sull’emergenza dell’adesso. Oggi. Ancora di più.

domenica 22 marzo 2009

DELIRI



Un caffé? Un altro? Ok. Sottofondo di pause che si alternano. La luce impressiona, come un ricordo lontano nel tempo e nello spazio. Queste registrazioni, e tutta la gestazione precedente, sono sinonimi di viaggio. Di un percorso vissuto a ritroso in diverse profondità che si toccano in levare. Un pugno di entronauti. Anche un po’ alienati, considerato lo stupore che le palpebre avvertono a contatto con il sole. Quattro passi. La porta del bar. Sorrisi da dietro la cassa. Oboli in cambio di cortesia. Strane leggi di compensazione. Ma c’è ancora dell’ovvio che riesce a stupire. Sono giorni che questa caffetteria è diventata luogo di ricreazione, eppure nessuno aveva mai girato l’angolo del bancone. Il primo temerario svolta verso la vetrina. Mignon deliziosi. Deliri alimentari. Cioccolato. Altre strane leggi di compensazione. Nel cuore di più membri dell’equipaggio “She’s gone” è diventata disarmonia ridondante e contundente. Un strana maledizione forse. Ma molto più probabilmente è il suono di cambiamenti necessari. Vecchie canzoni. Una città che non dorme sveglia tutta un’altra musica. Suona la campanella. Si torna in studio. Avvolti dal profumo di casa.

sabato 21 marzo 2009

SOBBORGHI



Periferia. Intorno si muovono altre cose. C’è un coniglio nello scenario urbano che incornicia la porta dello studio. Pasquale lo guarda sorridendo. La proprietaria, una signora sulla settantina, esclama: “Ma tu hai i dred?, belli!”, poi grida “Spartacoooo”. Il figlio, un giovane pluriquarantenne accorre. La sua storia si incrocia al percorso di Lampadred, dello storico e seminale sound One Love Hi Power. Quanto è piccolo il mondo. Tra Kingston e Giardinetti c’è solo una periferia smisurata, oltre a quintali di vibre che finiscono nel sottoscala, tra i cavi e il mixer che sta immortalando questa piccola storia. Diventerà tutto legenda. Epica urbana di periferia.

venerdì 20 marzo 2009

RITMO



Si inizia. Due cose. Basso e batteria. Due persone: Fabio e Giovanni. Note cupe tra cassa e rullante. Il dub è l’intonaco, poi toccherà verniciare con voci, chitarre e tastiere. Saranno tinte forti, policrome, Pasquale, Alex e Salvo sono già in ebollizione. L’astronave sta scaldando i motori. L’equipaggio è pronto al decollo. In studio c’è un altro pugno di uomini. Paolo è la presenza più ingombrante, è discreto ma corpulento. Oltre a lui, c’è Ennio a governare il banco, gestisce i controlli da sempre. Che giorno. Il primo mattino apre questa casa agli occupanti e ai loro suoni. Gli abitanti sono complementari C’è chi si occupa del brainstorming costante e muove i fili con questa bic virtuale. C’entra anche questo. La prospettiva è transartistica, del resto, e coinvolge territori tanto lontani quanto vicini. Bio è arrivato da Torino. Da amico virtuale è diventato carne, ossa, cervello e editing. La sua Dubgun Records non poteva perdere l’adrenalina di questo pop col colpo in canna. Come uno sparo ad occhi chiusi. Puntare. Mirare. Fuoco.

mercoledì 18 marzo 2009

IERI NOTTE


Strade vuote. La città cambia le proprie forme. Ore 2:00. Poche auto. C’è qualcosa di magico in questa passeggiata. Luci gialle. Una patina di poesia urbana che avvolge 5 sensi e li proietta nel vuoto dello spazio da riempire. Il Pigneto quasi tace. Nessun odore di cibo etnico, stranamente, forse le massaie riposano. Un basso sordo viene fuori dal solito portone. Le saracinesche sono serrate. Un bisbiglio sosta sull’uscio del forno; discorsetti ghiotti e nottambuli. In fondo, è una città che non dorme. Come i pensieri sonori che guidano questi 4 passi riflessivi, su questo asfalto multiculturale e bohemien. È la prima zona colpita dalla reazione antiintegrativa, all’indomani del cambio della guardia. Qui mondi diversi si incrociano. Condomini meticci. Sono i vicoli in cui il mondo Popucià sta correggendo il suo andamento, in una traiettoria senza stato che sfiora il reggae e lo trasforma in Dub-gun, tra riverberi e fibrillazioni di una realtà quotidiana che diventa azione-reazione-canzone. Musica in sostanza. E non è poco…

PRIMA DELLA SVEGLIA


Sarà l’entusiasmo. C’è una frenesia in queste stanze. La sveglia è rimasta indietro e la cucina affollata. Oggi e ieri si sono già confusi prima di chiudere gli occhi, del resto. Il giorno chiama. La musica non si è fermata neanche un secondo. Prima della nanna, in chat si parlava di fatti scabrosi avvenuti a Cosenza: la legge è intervenuta durante un concerto alla nuova zenith, uno spazio liberato all’interno del campus universitario. C’è chi vuole il silenzio. E, quindi, aprire la porta dello studio di registrazione prima delle 10:00 ha più senso. Tocca amplificare la reazione, sviscerare il fuoco, reagire. Sarà la voglia di vivere. O, forse, quella di non morire, di non lasciare che tutto accada fuori. Dentro c’è un suono che spaventa qualcuno. Tocca lasciarlo sgorgare. L’impianto è acceso. Il tasto rec e premuto. L’imperativo è quello di immortalare l’attimo. Spinotti inseriti. E le parole non sono in vendita. Il silenzio è fuori di qui.